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Ci prendono per scemi, e forse lo siamo davvero

La notizia non avrebbe avuto neppure un gran risalto, se non fosse che oggi Massimo Gramellini la riprende nella sua rubrica Il caffè, prima pagina del Corriere della Sera.

Alle 12 del prossimo 3 novembre 65 uomini e donne (65 fino a ieri, ma potrebbero essere di più, per ora non si sa) impiegati nel call center Almaviva a Milano, Lombardia, dovranno presentarsi al lavoro negli uffici in contrada Cutura a Rende, provincia di Cosenza, Calabria.

Almaviva è il sesto gruppo privato italiano per numero di occupati (12 mila in Italia, circa 40 mila complessivamente nel mondo) e ritiene che i “volumi di lavoro” non consentano “una piena e continuativa occupazione” a Milano. Non così a Rende, dove invece “si sono manifestate costantemente esigenze di maggiori prestazioni lavorative”.

Linguaggio da verbale, perché il focus è sui volumi di lavoro, mica su 65 uomini e donne – stipendio medio 750 euro al mese – trasferiti a mille chilometri da casa da una settimana all’altra.

Ovvio che più che volumi di lavoro si tratti di “licenziamenti mascherati” (vanno molto di moda negli ultimi anni) dopo la bocciatura di un accordo che avrebbe introdotto la cassa integrazione e insieme gli straordinari, però non retribuiti.

Hanno detto no? E allora via, mandiamoli in Calabria, e vediamo se partono, da qui a 15 giorni, quelli che hanno famiglia, figli piccoli, genitori anziani e conti in rosso. Gli diamo 5 mila euro lordi divisi su 8 mesi come indennità e anche il rimborso del viaggio di andata, guarda come siamo bravi.

Ci prendono tutti per scemi, e forse lo siamo davvero.

Scemi a leggere certe notizie e a limitarci a scuotere il capo, e forse siamo anche in pochi a farlo.

Scemi perché non facciamo niente, non diciamo niente. Anzi no, diciamo:  è la flessibilità, è il lavoro nuovo, se ti opponi sei vecchio, non stai dietro ai cambiamenti del mercato.

Eppure – se ci fermassimo un attimo a riflettere – lo sapremmo  sì, che è vero quello che oggi dicono i sindacati, che in questo mercato «domina sfacciata la convinzione che i lavoratori debbano essere spremuti e messi alla frusta, così rendono di più e si selezionano naturalmente».

Così come sapremmo che è vero anche  quello che dice l’azienda Almaviva (protagonista oggi, ma come lei altre centinaia…), che i sindacati rifiuta di incontrarli perché «per anni hanno semplicemente assistito a una completa destrutturazione del mercato».

Ci si sente sconfitti dalla vita, scrive Gramellini. Nel nostro silenzio di scemi cosa possiamo dire? Che ha ragione.

***

  • Nel tardo pomeriggio di sabato 14 ottobre Almaviva ha comunicato di aver sospeso il trasferimento dei lavoratori, in attesa di un incontro  con il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Spero che la situazione si risolva, ma la sostanza di quanto detto qui non cambia.

 

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