Contro l’insulto a Mika #rompiamoilsilenzio

Ci sono brutte storie che a volte si rivelano positive. Io sono convinta che quella dell’insulto omofobo al cantante anglo-libanese Mika sia una di queste.

Una storia iniziata in modo odioso (“frocio” scritto su un manifesto che pubblicizzava un suo prossimo concerto a Firenze) ma conclusa bene, con la solidarietà convinta di tanti e un “passaparola” sui social che conferma che i pregiudizi cattivi si possono vincere se – su di loro e su chi li ha – tutti insieme si rompe il silenzio.

L'intervista di Mika a Donna Moderna.
L’intervista di Mika a Donna Moderna.

«Mia mamma preferirebbe che fossi etero, se non altro per organizzare dei bei pranzi con nuora e nipotini». Così Mika un mese fa, in un’intervista a Donna Moderna, aveva risposto con grande serenità alla domanda sul suo essere omosessuale.

Fidanzato da 8 anni con il regista di documentari Andreas Dermanis, favorevole ai matrimoni tra gay («Bisogna assolutamente garantire la libertà di scelta, proteggere le persone dalle discriminazioni, offrire a tutti gli stessi strumenti per poter riuscire nella vita, stiamo parlando di civiltà, non di capricci»), il giovane cantante e giurato di X Factor aveva precisato anche: «Non mi pongo come modello per gli altri: è una cosa che non mi interessa e mi spaventa pure».

Invece, modello per tanti è diventato suo malgrado.

La storia la conoscerete. Il cantante posta la foto del manifesto imbrattato con l’insulto sul suo profilo Istagram e su quello twitter e lo accompagna con queste righe: «Non ho paura di chi discrimina. Nessuno deve averne. L’amore fa quello che vuole».

Il manifesto imbrattato con l'insulto a Mika.
Il manifesto imbrattato con l’insulto a Mika.

La foto diventa virale, i commenti sono centinaia. Mika a questo punto scrive: «Avevo visto la foto della scritta sui miei manifesti e il mio istinto era di lasciare stare… l’odio di alcune persone, una cosa che conosco bene, era meglio ignorarlo. Ma voi avete ragione. Rompiamo il silenzio».

Il commento di Mika su twitter all'insulto omofobo.
Il commento di Mika su twitter all’insulto omofobo.

#Rompiamoilsilenzio diventa un hashtag. Se andate su twitter vi accorgerete che continua a essere postato anche se sono passati giorni dal fatto.

«Si scrive omofobia, si legge ottusità. Ti sono vicino amico» scrive Fedez.

«Quando qualcuno è ignorante, limitato, povero d’animo, arrabbiato, frustrato, se la deve sempre prendere con qualcun altro» è il messaggio di Paola Turci.

«No alle discriminazioni! La nostra solidarietà e vicinanza a Mika a tutte le vittime di omofobia» si legge sul profilo di Tiziano Ferro.

«#lamorefaquelchevuole mi sembra un concetto molto intelligente e onesto, da una persona intelligente e onesta come Mika» scrive Alessandro Cattelan.

«Anche noi #rompiamoilsilenzio. E stiamo con Mika e dalla parte della tolleranza» postano da Mtv.

«Grande Mika, avanti così, a tutta forza» scrive Elisa.

«Avete ragione#rompiamoilsilenzio ancora nel 2015…» twitta Eros Ramazzotti.

«Sì può amare chiunque, l’importante è che si ami davvero» scrive Marco Mengoni.

#rompiamoilsilenzio è un invito a non tacere.

Un invito non solo a reagire agli insulti omofobi.

#rompiamoilsilenzio serve a ricordare anche che il nostro Paese è stato condannato dalla Corte dei diritti umani di Strasburgo perché, non riconoscendo le unioni tra coppie dello stesso sesso, ne sta violando i diritti.

E a denunciare che, mentre 22 Stati europei prevedono il reato di discriminazione basato sull’orientamento sessuale, in Italia la proposta di legge sull’omofobia è ferma al Senato da due anni.

 

 

 

4 commenti su “Contro l’insulto a Mika #rompiamoilsilenzio”

  1. Cara Monica, come tu ben sai, l’argomento mi sta parecchio a cuore. Non capisco e non capirò mai dove è il problema. Perchè l’omosessualità fa così tanta paura?Ha detto bene Mika: l’amore fa quello che vuole, altro che chiacchiere.

  2. Certo che #rompiamoilsilenzio!
    Anche noi che, in fondo, zitti zitti non siamo stati mai.
    Rompiamo il silenzio e facciamoci sentire, ognuno come può. Perché tutti possiamo qualcosa. Possono le madri, tirando su ragazzi che vivano con naturalezza l’omosessualità, propria e degli altri.
    Possono gli insegnanti. I preti. I giornalisti. Tutti possono qualcosa. Anche il conducente di pullmann può, fra una corsa e l’altra, lasciar perdere il divieto di star zitto e rompere il silenzio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *