Uganda Rizzi Soleterre

Le “guerre in casa” che colpiscono le donne

C’è un libro, appena uscito, che racconta di guerre lontane, dove per guerre si intendono le violenze in situazioni estreme. Gli stupri di massa in Congo e Ruanda, la condanna a morte dei bambini colpiti dal cancro provocato dalle radiazioni dell’incidente nucleare a Chernobyl, la pulizia etnica a Srebrenica…

GuerraACasa

E poi, nello stesso libro, si racconta un’altra guerra. Quella che si combatte “a casa”. Qui in Italia. Contro le donne.

L’autore di La guerra a casa (edizioni altreconomia) è Damiano Rizzi, 42 anni, presidente di Soleterre, organizzazione non governativa che si occupa di progetti di sviluppo nei Paesi del sud del mondo.

Un anno fa Rizzi ha fondato l’associazione “Tiziana vive”, impegnata nella lotta contro la violenza nei confronti di donne e bambini.

Tiziana era sua sorella. Uccisa a 36 anni per mano del marito il 9 luglio 2013.
Il libro mi è arrivato sulla scrivania ieri, insieme alla notizia dell’omicidio consumato all’interno di una casa elegante in un quartiere elegante di Milano. Un uomo di 42 anni ha strangolato la compagna “per gelosia”. I vicini raccontano di liti, tante, e di denunce. Tutti sapevano. Non è stato fatto nulla.
L’ennesima morte. L’ennesimo caso di femminicidio.
In Italia ogni tre giorni una donna è ammazzata da un uomo: il marito, il compagno, l’amante.

Il 9 luglio 2013 una telefonata sveglia Damiano Rizzi nel cuore della notte, mentre dorme in una città che non è la sua. È successo qualcosa di terribile. È stata uccisa Tiziana. Per lui, che porta aiuti umanitari in Paesi di guerre lontane, arriva la guerra in casa.

Il libro inizia così e il racconto subito si spezza. Perché c’è una vita “prima” della telefonata. E una vita “dopo”. Damiano Rizzi comincia a raccontare la prima, e io leggo storie che un po’ conosco perché un po’ ho visto.

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Damiano Rizzi in Costa d’Avorio dove è forte la presenza di bambine soldato

Sono le storie delle guerre lontane delle bambine soldato della Costa d’Avorio e dei bambini soldato della Sierra Leone; degli scontri sanguinosi in Congo e in Repubblica Centroafricana, dove ogni 5 neonati vivi uno muore; dei piccoli condannati dal cancro per le radiazioni dell’incidente nucleare di Chernobyl del 1996 e delle vittime di oggi in Ucraina;  delle violenze sulle donne che è quasi impossibile descrivere  ma che accadono davvero in El Salvador e Guatemala.

Sono storie dure e io le leggo sapendo che il punto di arrivo questa volta è un altro. Più vicino a noi. È la guerra a casa da cui all’improvviso Rizzi è travolto. Come succede a tantissimi. Come anche oggi potrebbe succedere a tanti altri.

E non è normale.
Non deve esserlo. «Quando leggo di un nuovo femminicidio sul giornale tutto sommato non mi stupisco» scrive Rizzi. «In parte perché succede ogni tre giorni. In parte è come se nulla ci scuotesse più». Contro questa “normalità“, e per aiutare le donne che hanno bisogno, è nata l’associazione “Tiziana vive”. «Ho capito che è importante fare qualcosa. La realtà culturale che percepisco vorrebbe il silenzio. Vorrebbe che la donna morisse e che – tutto sommato – a chi ha ucciso si possa anche dare una riduzione di pena. E che stiano zitti i familiari: perché anche lei avrà avuto le sue responsabilità, tutto sommato. Non stavano litigando tutti e due?»

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Damiano Rizzi con Natasha Stefanenko, testimonial dei progetti a favore dei bambini di Chernobyl

«Questo libro è la fotografia del presente» scrive l’attrice Serena Dandini, che firma la prefazione e che in Italia e all’estero sta ancora portando il suo spettacolo Ferite a morte. Lo fa per rompere il silenzio sulla violenza contro le donne «che non è un destino ineluttabile. La forza di questo libro è che ci fa capire che non si può più fare finta di nulla, che si deve reagire, perché la guerra può arrivare a casa».

 

 

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