Emergenza in estate

Un’estate sbagliata

Alla fine la prendiamo in ridere. Con un gran rincorrersi di telefonate. «Da me piove», «Da me grandina», «Da me ci sono 10 gradi, l’anno scorso erano 32». Saluti dalle vacanze, tra amici, e si finisce sempre a parlare del tempo.

È un’estate fuori dal comune, con qualche inquietudine che danno certi numeri: mai un luglio è stato così piovoso da 82 anni, con un aumento del 73 per cento di precipitazioni rispetto alle medie sul periodo 1971-2000, secondo i dati dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna.

Noi la prendiamo in ridere, però poi domenica una bomba d’acqua piomba nella notte su una festa organizzata dalla Pro Loco a Refrontolo, in provincia di Treviso. E se all’inizio non sembra altro che una delle tante piogge di un’estate sbagliata, la violenza di quell’acqua fa straripare un torrente. E la piena uccide 4 persone.

Da lì inizia quella che considero follia: cioè imputare alla fatalità quello che alla fatalità non deve proprio niente. Basta leggere la cascata di dati pubblicata sui giornali, che mettono in fila frane, smottamenti, alluvioni, vittime del maltempo in Italia. Un elenco da paura.

E le accuse degli ambientalisti: in provincia di Treviso, là dove ora si piangono quattro povere persone, ce ne sono state tante altre di frane e altrettanti smottamenti, «ogni inverno con le prime piogge». Da notare “prime piogge”.

E poi la grande polemica: «In questi ultimi 10 anni» denuncia un giornalista locale, che certo non ha l’aspetto di un estremista «il bosco è stato strappato per piantare vitigni di Prosecco». Così il territorio è diventato fragile e incapace di trattenere anche piogge normali.

La questione non riguarda solo il trevigiano. Per anni, nel mio girovagare per il giornale, ho documentato fatti di questo genere. Per anni, però, un’alluvione o una frana sono state per me fango (che è quello che resta ovunque, dopo la piena dell’acqua) e convinzione di trovarmi di fronte a un avvenimento eccezionale, un affronto della natura, nulla che si potesse prevedere e prevenire.

Oggi non è così. Non è più così. E mi fa un certo effetto sentire politici titolati (sigh!) imprecare al fato. E fare finta di ignorare che sono i boschi quelli che permettono al terreno di assorbire l’acqua e non franare, che il rischio idrogeologico elevato riguarda quasi 6 milioni di italiani, che se la situazione è questa è colpa di tutti (loro) e non certo di un Dio cattivo.

Che poi sono cose così scontate, che ci ho pensato tre giorni, prima di pubblicarle qui.

 

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