Il diritto di essere liberi nella pubblicità Adidas

Ho postato il video della pubblicità che il regista moldavo Eugen Merher ha creato per Adidas ma che l’azienda non ha accolto (che errore!).

Il protagonista è un ex atleta, costretto a vivere in una casa di riposo, a cui il personale nega la possibilità di correre (con ai piedi le scarpe Adidas, ma questo è davvero un dettaglio).

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Dopo il silenzio dell’azienda, il filmato è stato realizzato in autonomia da Merher, che è allievo della Filmacademy Baden-Wuerttemberg. Ed è piaciuto così tanto da diventare virale in Rete: se non l’avete ancora visto potete farlo cliccando qui.

A me ha colpito, così l’ho condiviso su Facebook. E ho notato che altri hanno manifestato la stessa emozione (c’è anche chi mi ha scritto in privato per commentarlo). E allora mi sono chiesta: perché?

Nella pubblicità c’è tutto. La vita confortevole del pensionato, però priva di senso e prospettiva. Il suo desiderio di ricominciare con lo sport per tornare almeno un po’ agli anni migliori. La lotta quotidiana con chi gli impedisce di realizzare il suo sogno. La solidarietà e l’aiuto degli altri anziani che non solo ritrovano le scarpe che gli erano state sottratte, ma impediscono agli infermieri di bloccare la sua corsa.

Una corsa che è ribellione alle regole e libertà di decidere per sé. Quanto di più vitale (e rivoluzionario) esista.

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Sarà per l’età sempre più autorevole, sarà per un po’ di vicende personali, ma è da qualche tempo che mi interrogo sull’età anziana. Quella a cui bene o male approderò – sorprendentemente – tra una manciata di anni. Non è una battuta di spirito, perché davvero non capisco come sia successo. Ieri avevo 25 anni, mi sono distratta un attimo ed eccomi oggi a 56.

A me l’idea di invecchiare fa un po’ paura. Non tanto per noie come il mal di schiena che mi viene ormai tutte le volte che metto nella cappelliera di un aereo una valigia un po’ pesante o per i tre paia di occhiali che alterno vorticosamente mentre leggo-lavoro al computer-guardo davanti a me.

Quello che un po’ mi dà ansia è l’idea del “fine corsa”. Che significa meno progetti, meno idee, meno partenze e meno ritorni, meno pensieri che se oggi non va domani invece potrebbero accadere cose meravigliose. E poi più dipendenza. Forse più solitudine.

Soprattutto mancanza di libertà.

Ecco, riconosco alla pubblicità Adidas, con l’anziano che finalmente corre perché ha stabilito così per sé nonostante gli anni, di averci ricordato il valore della libertà. E credo stia lì la ragione di tanta emozione. L’aver richiamato a tutti noi, sempre distratti, che la libertà è il valore più grande in assoluto.

Poter decidere con la tua testa. Dire no quando pensi no. Scegliere se andare o rimanere.

Vivere, invece di sopravvivere.

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