Il 28 aprile è il giorno della memoria delle vittime dell’amianto. Il pezzo qui sotto l’ho scritto il 13 febbraio 2012, dopo la sentenza di primo grado del processo che ha condannato i proprietari dell’Eternit.
Oddio, quante ne ho raccolte di storie come quelle che leggo sui giornali in questi giorni. Storie di povera gente soccorsa nel mare della Sicilia, che raccontano di botte e stupri, di miseria e di paura.
Ho passato notti sul molo a Lampedusa, insieme a Medici senza Frontiere. E a più di due anni da allora mi fa ancora star male ricordare uomini, donne e bambini, le facce incrostate di sale, gli occhi spalancati su una costa che neanche sapevano quale fosse. «Italia?» chiedevano. «Sì, Italia» rispondevano dalla banchina.
Come la vedi la città dove sei nata, tu che te ne sei andata a vivere da un’altra parte? Me lo chiedono spesso, quando passo da Casale Monferrato, dove ho vissuto 29 anni prima di trasferirmi a Milano.
È una domanda che mi lascia sempre un po’ così, perché io sono una che pensa che
là dove nasci, quella sarà per sempre la tua casa,
Questo pezzo è stato pubblicato su Donna Moderna tre anni dopo il terremoto che ha colpito L’Aquila il 6 aprile 2009.
La prima volta che sono stata a L’Aquila era di questa stagione, un fine agosto di vent’anni fa. Vent’anni sono tanti e non ho più presente la ragione di quel viaggio, forse un convegno da seguire, forse qualcuno da intervistare. Però ricordo di avere raggiunto la città utilizzando un pullman, che allora mi era sembrato un mezzo di trasporto antico.
Quando la mia amica Francesca mi ha telefonato per dirmi che dopo una settimana sarebbe partita con il marito per andare in Cina a “prendere” Lin Yong, 5 anni, ho sentito nella sua voce un’emozione analoga a quella che aveva espresso la mia collega Raffaella pochi giorni prima di partorire Viola. Un’emozione fatta di gioia ma anche di ansia, di euforia e un po’ di paura. La stessa.