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Migranti, le parole e i silenzi nell’Abisso di Davide Enia

Assisti a qualcosa di terribile e non trovi le parole per raccontarlo. Guardi quello che sta accadendo e non riesci neppure a pensare. Perché è troppo. E’ troppo.

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Davide Enia, 45 anni, palermitano, è drammaturgo, interprete e regista dello spettacolo L’abisso, accompagnato dalle musiche di Giulio Barocchieri e tratto dal suo romanzo Appunti per un naufragio (Sellerio).

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Lola, la prima gattina migrante

E’ tardi stasera ma mi piace raccontare la storia della gattina Lola, nera, musino bianco e due occhioni, che è arrivata dal Sudan a Lampedusa, su un barcone soccorso da un pattugliatore britannico che ha portato 200 migranti, sani e salvi, nel porto dell’isola siciliana.

Lola e la sua proprietaria Sama, 24 anni, sono partite più di due mesi fa dal Sudan, hanno attraversato il deserto, sono entrate in Libia, ci sono restate settimane prima di imbarcarsi su una delle solite barche marce.

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Morandi per sempre

«A proposito di migranti ed emigranti, non dobbiamo mai dimenticare che migliaia e migliaia di italiani, nel secolo scorso, sono partiti dalla loro Patria verso l’America, la Germania, l’Australia, il Canada… con la speranza di trovare lavoro, un futuro migliore per i propri figli, visto che nel loro Paese non riuscivano ad ottenerlo, con le umiliazioni, le angherie, i soprusi e le violenze, che hanno dovuto sopportare! Non è passato poi così tanto tempo…».

Insieme a queste parole due foto, quella di una nave di emigranti italiani diretti in America e quella di un barcone di migranti in arrivo sulle coste siciliane.

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Accidenti a voi

Oddio, quante ne ho raccolte di storie come quelle che leggo sui giornali in questi giorni. Storie di povera gente soccorsa nel mare della Sicilia, che raccontano di botte e stupri, di miseria  e di paura.

Ho passato notti sul molo a  Lampedusa, insieme a Medici senza Frontiere. E a più di due anni da allora mi fa ancora star male ricordare uomini, donne e bambini, le facce incrostate di sale, gli occhi spalancati su una costa che neanche sapevano quale fosse. «Italia?» chiedevano. «Sì, Italia» rispondevano dalla banchina.

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