Romeo e del perché non si può vivere senza un gatto (o un cane)

 

Quando ero bambina (e poi ragazza) a casa mia gli animali erano vietati. Ma proprio proibiti proibiti.

Un cane o un gatto? ASSOLUTAMENTE NO mi sono sentita rispondere nei primi vent’anni della mia esistenza: avrebbero portato pelo e sporcizia nel nostro ordinatissimo e perennemente tirato a lucido alloggio.

Non me l’ha insegnato nessuno, eppure già allora “sapevo” che avrei avuto una vita migliore se fossi cresciuta insieme a un quattrozampe. Ma tant’è…

Ho una testa così dura che non ho mai gettato le armi. Più per sfinimento che per altro, qualche volta ho ottenuto di poter portare a casa un pesce rosso di quelli che vendevano alla fiera di San Giuseppe. Poveri pesciolini a cui parlavo ogni mattina mentre davo loro da mangiare ma che hanno fatto tutti una fine orribile. Chi saltando fuori dalla boccia e restando secco sul tavolo (con conseguenti urla famigliari…), chi galleggiando a pancia in su e a pelo d’acqua, defunto dopo pochi giorni.

Romeo è arrivato appena io e il Miche siamo riusciti ad andare a vivere in una casa sulla collina. E’ entrato nella mia vita dentro una scatola di cartone: in un paese vicino una gatta aveva partorito cinque cuccioli che i proprietari stavano cercando di accasare. «Ne vuoi uno?» mi avevano chiesto. Ovvio che sì!

Sono passati 30 anni esatti da allora ma me lo ricordo benissimo. Lui era piccolo piccolo, gli occhi ancora blu dei gattini appena svezzati, io entusiasta, troppo felice. Abbiamo diviso per pranzo un formaggino.

Romeo è stato un gatto di campagna, libero di scorrazzare per la collina e chissà dove. Io lo lasciavo andare, tanto mi bastava un fischio per vederlo tornare a tutta velocità. Arrivava come un razzo fino sulla porta di casa e poi frenava sulle zampe di dietro.

Nei suoi cinque anni di vita ne ha combinate di ogni. Tante volte è stato ricucito dal veterinario dopo lotte inenarrabili con gli altri gatti. Lotte che ha sempre vinto: ha popolato tutto il quartiere di gattini identici a lui.

Ti cambia la vita un animale? Te la cambia sì.

Per tantissime ragioni. Una soprattutto.

Un animale ti regala un amore assoluto.

Un amore che non chiede niente indietro. Che non discute, non tradisce, non ferisce… Romeo “sentiva” come “stavo dentro”. Quando ero triste o in difficoltà, anche se era un po’ selvaggio me lo trovavo accanto.

Da lì ho capito che (almeno quella volta) avevo pensato giusto.

Vivere con un animale ti arricchisce l’anima.

Quando Romeo è morto (per aver mangiato un boccone avvelenato), io ero già a lavorare a Milano: tornavo a casa nei fine settimana e sapevo che da lì a poco me ne sarei andata definitivamente. Mi sentivo in colpa e ho pianto tanto che, a pensarci, qualche volta mi vergogno persino un po’.

Ma voglio dire ancora una volta a chi non ne ha mai avuto uno, che un gatto (o un cane) è un meraviglioso compagno nel viaggio della vita.

Non perdetevi questa grande gioia. Ce ne sono tanti, nei canili e nei gattili, che non aspettano altro che entrare in una scatola e dividere un formaggino insieme a voi. Come è accaduto a me con Romeo, un giorno di 30 anni fa.

***

Di Romeo parlo anche in un commento che ho scritto dopo le parole di Papa Francesco: «C’è chi si occupa troppo di cani e gatti e non aiuta i propri vicini». Potete leggere il mio pezzo qui.

 

 

 

10 commenti su “Romeo e del perché non si può vivere senza un gatto (o un cane)”

  1. Io ho aspettato 11 anni prima di prendere la Pisola. Sogno una grande casa in campagna dove vivere con tanti animali…

  2. Io da quando sono nata ho sempre avuto il cane. Da piccola avevo già i gatti ma poi abitando vicino alla strada provinciale una volta cresciuti scappavano attraverso i buchi del muretto, passavano le macchine e venivano regolarmente uccisi. Quindi rinunciai ai gatti fino a questa primavera quando una gatta si fermò nella tettoia dietro casa mia e sulla paglia partorì un delizioso gattino che mi ha lasciato e tutt’ora vive nel cortile davanti alla casa. Il mio Fiocchetto: al quale sono sempre più affezionata anche se a volte combina guai (Zanzariera graffiata )

      1. eh si…… ma poi quando mi guarda con quei due bellissimi occhi verdi e allora mi viene voglia di strafogarlo con le coccole

  3. Cara Monica, quanta verità! Sono cresciuta in una casa di paese, con un cortile e un giardino in cui decine di gatti hanno incrociato le loro vite con la mia, lasciando tanti ricordi appiccicati ai loro musetti e nomi.Erano gatti “liberi”, affezionati comunque a me e ai miei, ma liberi di andare e venire quando volevano. Tanti sono restati, e tanti sono andati via.A Milano, invece, mi sono sempre rifiutata di condividere il mio appartamento con animaletti, per non “intaccare” la mia libertà di movimento, e quella delle mie tre figlie e di mio marito. Finchè da tre settimane non è arrivato un batuffolo di pelo che si chiama Sirio…che le mie ragazze ormai cresciute hanno deciso di portare a casa. E mi chiedo…ma quando mai non abbiamo deciso prima di adottare un gattino? La gioia che ci porta il nostro peluche quando rientriamo in casa, o quando i numerosi membri di questa tribù familiare arrivano e partono con il saluto affettuoso della piccola Sirio non ha prezzo. Ci ha conquistati …quanto ci siamo persi!!!

  4. anch’io mi chiedo perché ho aspettato tanto a prendere la Pisola. Pensavo non fosse giusto costringere un gatto in un appartamento. Mi sbagliavo. Daniela, io Sirio l’ho visto sulla tua pagina Facebook! E’ bellissimo così nerissimo!

  5. Cara Monica, io ho avuto due cani che non ho mai dimenticato.
    Poi mi sono chiusa a riccio.
    Mi spiace che i miei figli stiano crescendo senza un animale in casa.
    Spero di superare la paura del distacco di poi.
    Comunque, che poesia immaginarti dividere un formaggio col tuo Romeo ♡

  6. Ciao, capiti qui per caso ma non potrei trovarmi più d’accordo. Sono grata ai miei genitori per avermi consentito di crescere con un animale in casa (a volte più d’uno ) e anch’io qualche giorno fa ho scritto la storia dei gatti della mia gioventù. Sono stata tanti anni senza (lavoro, bambini da crescere, marito riottoso . .. ) e ne ho sentito tanto la mancanza. Da quasi quattro anni però ho finalmente coronato il sogno di avere un cane, esperienza che mi mancava, e non potrei essere più felice. Il gatto però ce l’ho sempre nel cuore… e prima o poi tornerà anche in casa

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